1/ Umanità, COMUNICAZIONE e TECNOLOGIA: il pensiero della Chiesa.

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Oggi anche le nostre vite sono diventate un po’ tecnologiche, i #socialnetwork ne sono un esempio. Conoscere il seguente pensiero della Chiesa può diventare un’occasione preziosa per ritrovare e mantenere in equilibro l’umanità e la tecnologia e, sopratutto, per progettare efficienti ed efficaci azioni di “pastorale digitale”.

Il Magistero sociale[1] insiste più volte nel sottolineare che la Chiesa «non si oppone in alcun modo alla tecnologia», questa, infatti, è «un prodotto meraviglioso della creatività umana, è un dono di Dio». Per questa ragione, «come credenti in Dio, che ha giudicato “buona” la natura da lui creata, noi godiamo dei progressi tecnici ed economici, che l’uomo con la sua intelligenza riesce a realizzare».

Accanto a questo quadro e approccio positivo il Magistero sociale della Chiesa esprime e mostra anche alcune preoccupazioni. Innanzitutto il rischio di un’idolatria della materia che, con la tecnologia, può attivarsi nella vita sociale dell’uomo[2], ma soprattutto la perdita dell’umanità a causa del carattere pervasivo di una tecnologia intesa a volte come unica fonte di verità e di manifestazione e sviluppo dell’uomo.[3]

VATICAN-POPE-INTERNETGiovanni Paolo II, in un suo discorso rivolto agli scienziati dell’Università delle Nazioni Unite nel 1981, sottolineva che la tecnologia, e la scienza, sono «un prodotto meraviglioso della creatività umana», esse hanno migliorato la vita dell’uomo. La Chiesa legge la scienza e la tecnologia come importanti elementi della cultura dell’uomo, queste, infatti, possono rendere un servizio all’uomo e all’umanità.[4]

Benedetto XVI fa notare che la tecnologia è una «splendida testimonianza delle capacità dell’intelligenza e della tenacia degli uomini»; questa stimola l’umanità ad affrontare e superare le lotte della vita.[5] Il bisogno dell’uomo di procurarsi la tecnologia, secondo Benedetto XVI, è da ritenere legato al fatto che «l’umanità per sua natura è dinamicamente protesa al proprio sviluppo».

Papa Francesco invita a rallegrarsi per i molteplici progressi che le invenzioni tecnologiche hanno innescato nel mondo, e a entusiasmarsi per le tante possibilità che le tecnologie offrono all’umanità. «La tecnologia ha posto rimedio a innumerevoli mali che affliggevano e limitavano l’essere umano. Non possiamo non apprezzare e ringraziare per i progressi conseguiti, specialmente nella medicina, nell’ingegneria e nelle comunicazioni».[8]

La Chiesa esprime anche diverse preoccupazioni. Nel vasto magistero sociale, accanto ai riferimenti positivi, vengono sottolineati diversi aspetti negativi, i quali colpiscono l’umanità creando difficoltà per lo stesso vivere sociale.

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Nel compendio della Dottrina Sociale della Chiesa si tiene conto del fatto che la tecnologia è un prezioso strumento per risolvere i gravi problemi mondiali della fame, della malattia, e ci si preoccupa, però, della sua “retta applicazione”«noi sappiamo che questo potenziale non è neutro: esso può essere usato sia per il progresso dell’uomo, sia per la sua degradazione».[9]

Giovanni Paolo II[12], in un suo discorso agli scienziati dell’Università delle Nazioni Unite, ha sottolineato che il potenziale tecnologico può essere di beneficio per il progresso umano, ma può anche consumare l’umanità. Tale degradazione dell’umanità può innescarsi quando, con la tecnologia, viene distrutto l’equilibrio tra la scienza e la cultura umana. Scienza e cultura, sostiene il Papa, sono i fattori dinamici dello sviluppo della società, ma da sole non possono garantire il progresso.

Bisogna, pertanto, evitare tre tentazioni: considerare lo sviluppo tecnologico come fine a se stesso, autonomo e senza riferimenti alla natura umana; utilizzare lo sviluppo tecnologico solo per una crescita economica e orientarlo solo con la logica del profitto; servirsi dello sviluppo tecnologico per acquisire e mantenere il proprio potere. Queste tentazioni possono essere evitate se prevale la convinzione che la tecnologia è a servizio dell’uomo e che la scienza deve collegarsi anche ai valori spirituali dell’umanità.

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Un’altra problematica derivante dalla tecnologia, e particolarmente attiva nell’attuale contesto sociale, è quella legata alla comunicazione. Quando gli strumenti di comunicazione diventano “pervasivi”, cioè completamente inseriti tanto da far scomparire il dato umano, si innescano difficoltà nelle relazioni umane e per la vita sociale. Oggi, sottolinea, Benedetto XVI, non ha più senso immaginare una società senza la presenza dei media e della tecnologia, però bisogna non sottovalutare che la tecnologia, pur non essendo un soggetto vivo, condiziona la vita umana, e come può migliorarla può anche rovinarla.

«Connessa con lo sviluppo tecnologico è l’accresciuta pervasività dei mezzi di comunicazione sociale. È ormai quasi impossibile immaginare l’esistenza della famiglia umana senza di essi. Nel bene e nel male, sono così incarnati nella vita del mondo, che sembra davvero assurda la posizione di coloro che ne sostengono la neutralità, rivendicandone di conseguenza l’autonomia rispetto alla morale che tocca le persone. Spesso simili prospettive, che enfatizzano la natura strettamente tecnica dei media, favoriscono di fatto la loro subordinazione al calcolo economico, al proposito di dominare i mercati e, non ultimo, al desiderio di imporre parametri culturali funzionali a progetti di potere ideologico e politico. Data la loro fondamentale importanza nella determinazione di mutamenti nel modo di percepire e di conoscere la realtà e la stessa persona umana, diventa necessaria un’attenta riflessione sulla loro influenza specie nei confronti della dimensione etico-culturale della globalizzazione e dello sviluppo solidale dei popoli».[17]

La tecnologia della comunicazione richiede una correttezza che può realizzarsi se c’è un fondamento antropologico alla base del suo sviluppo. I media, infatti, «possono divenire occasione di umanizzazione non solo quando, grazie allo sviluppo tecnologico, offrono maggiori possibilità di comunicazione e di informazione, ma soprattutto quando sono organizzati e orientati alla luce di un’immagine della persona e del bene comune che ne rispecchi le valenze universali. tecnologia-futuro-y-nuevos-empleos-880I mezzi di comunicazione sociale non favoriscono la libertà né globalizzano lo sviluppo e la democrazia per tutti semplicemente perché moltiplicano le possibilità di interconnessione e di circolazione delle idee. Per raggiungere simili obiettivi bisogna che essi siano centrati sulla promozione della dignità delle persone e dei popoli, siano espressamente animati dalla carità e siano posti al servizio della verità, del bene e della fraternità naturale e soprannaturale. Infatti, nell’umanità la libertà è intrinsecamente collegata con questi valori superiori. I media possono costituire un valido aiuto per far crescere la comunione della famiglia umana e l’ethos delle società, quando diventano strumenti di promozione dell’universale partecipazione nella comune ricerca di ciò che è giusto».[18]

L’apporto tecnologico nel processo di comunicazione, quindi, se non tiene conto della persona umana, del suo bisogno di verità e di carità, rischia di divenire una sorta di virus mortale per la famiglia umana e l’intera società.

mba-em-tecnologia-da-gestao-ambientalPer Papa Francesco le difficoltà ambientali, oggi urgentemente da affrontare, sono causate soprattutto da una logica disumana della tecnologia. Con la sua ultima enciclica Laudato sì sottolinea che quando la tecnologia s’impone come unica soluzione dei problemi invece di risolverli ne crea di altri a volte peggiori[21].

L’umanità è entrata ormai in un’epoca in cui con la potenza tecnologica si è migliorata la vita umana, perché questa ha «posto rimedio a innumerevoli mali che affliggevano e limitavano l’essere umano»[22], ma l’umanità vive anche in una costante di rischio: quella del possesso, del dominio e della trasformazione della natura, causate dalle potenzialità della tecnologia. Oggi, infatti, il soggetto che ripone fiducia solo nella potenza tecnologia è convito di ritrovarsi di fronte ad una realtà informe, completamente disponibile a ogni sorta di manipolazione.[23]

La tecnologia, così compresa, implica un’altra difficoltà: la frammentazione della realtà e la mancanza di uno sguardo d’insieme. La frammentazione innesca la perdita del senso della totalità delle cose, la giusta comprensione delle relazioni e costruisce un orizzonte che diventa irrilevante. Tale frammentazione non permette di individuare le vie adeguate per risolvere i problemi del mondo attuale.[24]

Papa Francesco invita a reagire con una coraggiosa rivoluzione culturale. I rischi che le tecnologie possono contenere vanno affrontati e superati con una strategia integrale che tenga conto della verità dell’umanità, dei suoi valori e della sua cultura e soprattutto dei suoi reali bisogni.[25]

 

Alessandro Palermo (amandil5)

 

[1] Cfr. Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n° 457.

[2] Cfr. Giovanni Paolo II, Sollecitudo rei sociali, n°37.

[3] Cfr. Benedetto XVI, Caritas in veritate, n° 70 e cfr. Francesco, Lumen fidei, n°25.

[4] Cfr. Giovanni Paolo II, discorso agli scienziati dell’Università delle Nazioni Unite, 25-02-1981, n° 3,9.

[5] Cfr. Benedetto XVI, Veritatis splendor, n° 1.

[6] Benedetto XVI, Caritas in veritate, n°68.

[7] Ivi, n° 69.

[8] Papa Francesco, Laudato sì, n° 20.

[9] Cfr. Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, nn° 458 e 462.

[10] Paolo VI, Populorum progressio, n°34

[11] Giovanni Paolo II, Centesimus annuns, n°18.

[12] Cfr. Giovanni Paolo II, Discorso agli scienziati dell’Università delle Nazioni Unite, 25-02-1981, nn° 3,9,10.

[13] Benedetto XVI, Caritas in veritate, n°68.

[14] Ivi, n°69.

[15] Benedetto XVI, Caritas in veritate, n°70.

[16] Ibidem.

[17] Benedetto XVI, Caritas in veritate, n°73.

[18] Ibidem.

[19] Papa Francesco, Lumen fidei, N°25.

[20] Benedetto XVI, Caritas in veritate, n°77.

[21] Cfr. Papa Francesco, Laudato sì, n° 20.

[22] Cfr. Ivi, n° 102.

[23] Cfr. Ivi, n° 106.

[24] Cfr. Ivi, n° 110.

[25] Cfr. Papa Francesco, Laudato sì, n°114.